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  • Immagine del redattoreSerena Tolomei

INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA(IVG) PARTE 2 IL METODO FARMACOLOGICO

Aggiornamento: 22 lug


Nella Parte 1 ti ho descritto a grandi linee cosa prevede la legge 194

sull’ interruzione volontaria di gravidanza.

 In questa seconda parte approfondiremo uno dei 2 metodi a cui si ricorre per praticare l’aborto: IL METODO FARMACOLOGICO


 Abbiamo visto l’importanza che rivestono in particolare i consultori nell’accogliere e indirizzare le donne che presentano la richiesta di IVG.

Si è constatato appunto che la maggior parte delle donne si rivolge ai consultori piuttosto che al proprio medico ,probabilmente perché si sentono più a proprio agio e meno giudicate; o più semplicemente perché il consultorio offre diverse figure a sostegno della donna e della coppia. Qui infatti si può trovare il supporto dell’ ostetrica, del ginecologo , dello psicologo e dell’ assistente sociale, ai quali di solito si affiancano altre figure professionali come ad esempio il sessuologo, l’infermiere, il pediatra, l’avvocato e il consulente familiare.


E’ nel Consultorio familiare che si svolgeranno :

  • il colloquio preliminare

  • la certificazione

  • l’anamnesi (se non ancora in possesso della donna)

  • la valutazione clinica

  • la valutazione psicologica.

Durante il colloquio con l'operatore sanitario vengono considerati, come abbiamo detto nella Parte 1, tutti gli elementi che inducono la donna a fare l' intervento e si cerca di trovare le soluzioni possibili, mettendola a conoscenza dei propri diritti e degli aiuti che lo Stato fornisce per la gravidanza e la maternità.


Inoltre si illustrano alla donna i metodi con cui può avvenire l’IVG.

Esistono, infatti, due metodi, quello farmacologico che approfondiremo qui e quello chirurgico che potrai scoprire nella Parte 3. 

Tenendo in considerazione i diversi fattori che riguardano la donna, il medico decide insieme a lei quale dei due metodi è più adatto e meno rischioso per il suo caso.


Vediamo ora nello specifico il METODO FARMACOLOGICO.


Bisogna dire che negli ultimi anni è aumentato notevolmente l’utilizzo del metodo farmacologico, ma il metodo chirurgico è ancora ampiamente utilizzato e in molti casi addirittura l’unica scelta possibile, ad esempio se si riscontrano controindicazioni nell’assunzione della pillola abortiva o dei prostaglandinici, oppure se l’età gestazionale è ormai troppo avanzata.

I motivi che inducono molte donne a preferire il metodo farmacologico riguardano soprattutto il lato pratico, nfatti la pillola abortiva deve essere somministrata in ospedale in regime di day hospital ,e subito dopo la somministrazione la donna ha la possibilità di essere mandata a casa,a meno che non si riscontrino delle problematiche per cui si ritenga opportuno farla permanere in ospedale fino alla completa espulsione del prodotto del concepimento.

In realtà non è sempre stato così; prima del 2020, a seguito della somministrazione del farmaco la donna veniva trattenuta fino al completamento dell’aborto.

Nel 2020, però, durante la pandemia, si è reso necessario modificare le “Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza”, per consentire la continuità del servizio anche in quel periodo particolare, ma con la riduzione al minimo del rischio di contagio.

Nelle nuove linee di indirizzo, che sono tutt’ora in vigore, sono state infatti diminute le tempistiche di ricovero per le IVG effettuate con metodo farmacologico ed è stato aumentato il limite delle settimane entro cui poter effettuare l’aborto con questo metodo.

Tutto questo ovviamente deciso sulle basi di uno studio sui vari casi clinici e sulle percentuali di rischio.

Quindi se prima il limite era di 7 settimane di amenorrea (mancanza di mestruazione), con le modifiche del 2020 questo limite è stato portato a 9 settimane (63 giorni).

 Riassumendo: ad oggi la somministrazione della pillola abortiva viene effettuata obbligatoriamente in ospedale, o in strutture autorizzate, entro 9 settimane di amenorrea e subito dopo la somministrazione la donna può essere rimandata a casa, se  non si riscontrano delle problematiche per cui si ritiene opportuno farla permanere in ospedale fino alla completa espulsione del prodotto del concepimento.

Ma in cosa consiste il metodo farmacologico?

L’interruzione di gravidanza con questo metodo prevede l’utilizzo di un farmaco, detto anche “pillola abortiva”. [N.B. Questa pillola non va assolutamente confusa con la

“ pillola del giorno dopo” o con la pillola dei 5 giorni dopo, che sono farmaci utilizzati per la contraccezione d'emergenza. Queste ultime infatti prevengono la gravidanza prima che possa verificarsi; la pillola abortiva, invece, interrompe una gravidanza già in atto]

(leggi o ascolta anche “I metodi contraccettivi (Parte 1): metodi naturali e di emergenza)

La pillola abortiva è una compressa per uso orale contenente il principio attivo mifepristone - uno steroide sintetico con azione antiprogestinica, cioè capace di  bloccare gli effetti del progesterone ,che è l’ormone indispensabile per la prosecuzione della gravidanza. In poche parole in questo modo la gravidanza decade perché la parete interna dell’utero dov’è impiantato l’embrione si destabilizza e cede causando la cessazione della vitalità dell'embrione.

Per aiutare il processo di espulsione, vengono poi somministrate, dopo circa 48 ore, le prostaglandine, che favoriscono le contrazioni come nel parto indotto.

La pillola abortiva NON può essere acquistata in farmacia, ma, come abbiamo detto, il suo impiego è possibile solo ed esclusivamente a livello ospedaliero o nelle strutture sanitarie convenzionate che effettuano il procedimento di interruzione della gravidanza.


Vediamo le TAPPE DELLA PROCEDURA:


1 GIORNO:

Accesso ambulatoriale/ricovero in Day Hospital

  • controllo clinico e degli esami ematochimici da parte del ginecologo

  • valutazione dell'eventuale necessità di profilassi antibiotica

  • viene somministrato Mifepristone. La dose minima risultata efficace nei trial

condotti è 200 mg.

  • controllo clinico con refertazione delle evidenze in cartella clinica

  • invio a domicilio della paziente dopo 30 minuti dalla somministrazione del

mifepristone


2 GIORNO:

  • La donna è a domicilio.

  • In caso di necessità si raccomanda alla donna di contattare il servizio a cui si è rivolta (consultoriale o ospedaliero).


3* GIORNO:

  • Accesso consultoriale/ambulatoriale/Ricovero in Day Hospital

  • Per ridurre i casi di espulsione a domicilio il protocollo prevede la somministrazione distanziata di 2-3 dosi di prostaglandine

  • Previo controllo ecografico, se necessario, viene somministrato preventivamente un antinfiammatorio per os (ad es. ibuprofene 600 mg).

quindi vengono somministrati 400 microgrammi di prostaglandine (misoprostolo).


La via di somministrazione che si è dimostrata più idonea per ottenere in alta percentuale una espulsione è quella per bocca, che garantisce un maggior picco iniziale di farmaco in circolo e allo stesso tempo una emivita (cioè la permanenza nel sangue) comparabile a quella per via vaginale.

Dopo 3 ore, in caso di mancata o parziale risposta, si procederà a una seconda somministrazione di pari dosaggio. (La dose massima somministrabile è 1200mcg)


La pillola abortiva contenente mifepristone, come qualsiasi altro farmaco, è in grado di causare effetti collaterali. Fra questi ricordiamo:


  • Contrazioni o crampi uterini;

  • Nausea, vomito;

  • Diarrea;

  • Abbonante sanguinamento;

  • Endometrite, malattia infiammatoria pelvica;

  • Crampi gastrointestinali di grado da lieve a moderato;

  • Abbassamento della pressione sanguigna;

  • Mal di testa;

  • Febbre;

  • Malessere generalizzato, stanchezza;

  • Capogiri, brividi, vampate di calore;

  • Orticaria e reazioni cutanee anche grave;

  • Reazioni allergiche, anche gravi, in persone sensibili.

Oltre a quanto detto finora, ulteriori effetti indesiderati possono manifestarsi in seguito all'assunzione degli analoghi prostaglandinici.

Ad ogni modo, durante il colloquio prima dell'interruzione di gravidanza, nel caso in cui si ricorra all'uso di mifepristone, il medico illustrerà alla donna come verrà eseguita la procedura e quali sono i possibili effetti collaterali e le potenziali complicazioni cui potrebbe andare incontro.

E' necessario, quindi, che il medico acquisisca il consenso informato della donna affinché lei sia pienamente consapevole dell’intera procedura farmacologica, delle alternative disponibili (metodo chirurgico) e di eventuali eventi avversi, così che possa valutare e decidere liberamente.


Nella Parte3 trovi la descrizione del metodo farmacologico.


Puoi ascoltare l'episodio dedicato a questo argomento sulla pagina del Podcast

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