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  • Immagine del redattoreSerena Tolomei

SINDROME DELL'OVAIO POLICISTICO (Parte2): La Diagnosi

 

 Come abbiamo visto nella Parte 1, per ricevere la diagnosi di PCOS sono sufficienti 2 delle 3 manifestazioni tipiche della sindrome.

Infatti se ti ricordi dei 4 fenotipi che ti ho elencato nella Parte 1 ,ti sarai resa conto che solo uno di questi, e per la precisione il fenotipo 1, comprendeva tutte e 3 le manifestazioni, mentre gli altri 3 fenotipi ne presentano soltanto 2.

Ti rammento un attimo le 3 manifestazioni:



1) Iperandrogenismo

2) Evidenza di oligo-anovulazione

3) Aspetto ecografico dell’ovaio policistico


Questa premessa era per introdurre il secondo punto di cui ci parla il sito “Noi PCOS”:

2. Avere le cisti ovariche non significa avere la PCOS


A questo punto giustamente ti chiederai:

"ma se si chiama Sindrome dell’ovaio policistico, come è possibile avere la sindrome senza le cisti ovariche??"

Come ti accennavo nella Parte 1, la medicina fa passi da gigante, ed è bene rimanere al passo con i tempi aggiornandosi continuamente.

Inizialmente infatti la PCOS veniva associata alla presenza di cisti ovariche (e da lì il nome della sindrome) e tutto il resto era collegato. Studiando nel tempo i vari casi è stato necessario rivalutare il tutto, perché sono venute alla luce le varie patologie legate a questa sindrome e si è potuto notare come queste esistessero anche senza la presenza delle cisti ovariche.


Questa nuova visione della PCOS si è consolidata nel 2003 con i Criteri di Rotterdam


Storia della PCOS

Sapevi che la sindrome dell’ovaio policistico è nota anche come Sindrome di Stein-Leventhal e che fu un italiano nel XVIII secolo a descrivere per primo questa condizione?

Nel 1721, infatti, Vallisneri, professore di medicina all’università di Padova, in un innovativo testo sulla fisiopatologia della riproduzione umana e animale a descrivere, fra vari casi clinici, quello di una giovane donna in sovrappeso e infeconda, che era deceduta accidentalmente cadendo da un albero e che all’esame autoptico mostrava due ovaie ingrandite e biancastre, con multiple piccole “vescicole” .

Ma fu solo nel 1935 che Stein e Leventhal descrissero la PCOS in modo più completo alla Central Association of Obstetricians and Gynecologists, riportando i casi di diverse donne accomunate da amenorrea, irsutismo, ovaie dalle dimensioni aumentate con presenza di cisti multiple [2].

Sin dall’osservazione di Stein e Leventhal nel 1935, la PCOS è stata riconosciuta come uno dei più comuni disturbi di carattere endocrino, causa principale di irsutismo, disturbi del ciclo mestruale e infertilità anovulatoria.

La PCOS è anche una delle condizioni endocrinologiche più complesse dal punto di vista della fisiopatologia e per questo motivo ha generato, e continua a generare tutt’oggi, un notevole dibattito scientifico.

Per la questione relativa alla diagnosi della PCOS fu fatto un po’ d’ordine nel 1990 con la prima conferenza internazionale sulla PCOS ,nella quale furono poste le basi per lo sviluppo dei criteri diagnostici che conosciamo oggi.

Nel 2003 a Rotterdam fu stabilito che per una diagnosi PCOS fosse necessario che si presentassero 2 sintomi su 3.

 L’insulino-resistenza non fu inclusa tra i criteri di Rotterdam, ma oggi sappiamo che si tratta di uno dei segni ricorrenti delle donne con PCOS e che merita una particolare attenzione per il potenziale rischio cardiovascolare.


DIAGNOSI

Per una diagnosi di PCOS è necessario quindi non solo effettuare un’ecografia ovarica ma anche una serie di indagini biochimiche per misurare i livelli degli ormoni maschili, il rapporto FSH/LH e controllare i parametri metabolici (glicemia e insulina).


 

Anamnesi ed esame fisico

L'anamnesi in pratica è la storia clinica della paziente, e viene richiesta dallo specialista, così come i sintomi specifici che hanno l'hanno portata a cercare la consultazione.

In caso di PCOS, è essenziale che il ginecologo chieda alla paziente la lunghezza dei suoi cicli mestruali, così come altre informazioni sui suoi cicli mestruali. Potrebbe anche essere necessario riferire se ha preso dei farmaci negli ultimi mesi, se ha avuto infezioni o malattie sessualmente trasmissibili, o se sta usando una qualsiasi forma di contraccezione.

L'esame fisico è necessario per verificare se la paziente ha segni clinici tipici della PCOS. È importante che il medico controlli il peso, l'altezza e il BMI (indice di massa corporea) del paziente.

La crescita eccessiva di peli in aree insolite per le donne, come il viso, il petto, le braccia o la schiena, è nota come irsutismo. È un segno clinico di iperandrogenismo (alti livelli di androgeni nel sangue). È quindi importante che il ginecologo esegua un esame fisico completo.


Ecografia transvaginale

Questo test è una tecnica di imaging utilizzata per controllare la condizione delle ovaie, così come la cavità uterina e le tube. La macchina ad ultrasuoni viene inserita nel canale vaginale per facilitare la visualizzazione dell'interno della vagina.

Poiché i follicoli hanno una grande quantità di fluido al loro interno, appaiono sull'ecografia come forme nere arrotondate contenute nelle ovaie, che appaiono grigio brillante sull'immagine.

Affinché questo test sia conclusivo, deve essere eseguito in condizioni basali, cioè quando la donna ha le mestruazioni.

Il numero normale di follicoli in una donna senza PCOS è tra 6 e 12 follicoli in ogni ovaia, con dimensioni che vanno da 2 a 9 mm. Ovaie policistiche.

le ovaie policistiche sono caratterizzate da 12 o più follicoli più grandi di 9 mm, comunemente chiamate ovaie a collana di perle. Un volume ovarico superiore a 10 ml è anche indicativo di PCOS.


Analisi ormonale

L'ipofisi è una ghiandola alla base del nostro cervello che produce ormoni detti gonadotropine perchè sono in grado di regolare l'attività delle gonadi .

La misurazione dei livelli ormonali è un test essenziale nella diagnosi di qualsiasi disturbo riproduttivo, poiché i livelli ormonali alterati possono spesso essere la causa della patologia.

Nel caso della PCOS, si misurano i principali ormoni sessuali con particolare attenzione al testosterone e altri androgeni, così come l'ormone anti-Mülleriano (AMH).


Come il nome stesso suggerisce, le gonadotropine o, più semplicemente, le funzioni degli organi riproduttivi maschili e femminili.

Le gonadotropine più conosciute sono due, chiamate, rispettivamente, LH (ormone luteinizzante) e FSH (ormone follicolo stimolante);

ORMONE FOLLICOLO STIMOLANTE (FSH)

ORMONE LUTEINIZZANTE (LH)

Questa gonadotropina induce la maturazione dei follicoli ovarici, che altro non sono che cellule uovo circondate da cellule follicolari. Durante il periodo fertile della donna, ogni 28 giorni circa, un follicolo ovarico viene portato a maturazione. Mentre si sviluppa esso produce estrogeni, ormoni importanti per regolare la fecondità della donna.

Stimola la produzione di testosterone da parte delle cellule della teca, che viene poi prontamente convertito in estrogeni da parte delle cellule della granulosa. Entrambe queste cellule fanno parte del follicolo ovarico: lo strato più esterno è costituito da cellule della teca, quello più interno da cellule della granulosa.LH stimola inoltre l'ovulazione, cioè la liberazione dal follicolo della cellula uovo matura, che a questo punto può - almeno teoricamente - essere fecondata. Il corpo luteo residuo produrrà invece progesterone, un ormone importante per garantire l'eventuale impianto dell'uovo fecondato e sostenere la gravidanza.


Nella PCOS, il livello di LH è particolarmente alto, fino a 3 volte superiore alla concentrazione di FSH.


Questo ormone è prodotto dai follicoli antrali, quelli che osserviamo in condizioni basali in un'ecografia. Se la concentrazione è superiore a 3,5 nanogrammi per millilitro (ng/ml), può essere dovuto alla presenza di follicoli multipli nelle ovaie, che è una possibile indicazione di PCOS.

Altri ormoni come la prolattina, gli ormoni tiroidei o l'insulina sono anche testati per completare la diagnosi di PCOS in una donna.

Ancora una volta, è importante che i valori di concentrazione di questi ormoni siano ottenuti in condizioni basali per poter interpretare correttamente il risultato.


Laparoscopia pelvica

Questa tecnica consiste in un intervento chirurgico per osservare lo stato delle ovaie attraverso un sistema ottico. Viene eseguita attraverso una serie di incisioni nell'addome attraverso le quali vengono inseriti gli elementi chirurgici. Questo richiede l'anestesia generale.

Le ovaie policistiche sono caratterizzate da numerose cicatrici causate dalle cisti di quei follicoli che non ovulano e provocano l'ispessimento e l'indurimento della corteccia ovarica.

Questa tecnica viene eseguita solo quando, con i test precedenti, non si riesce a diagnosticare, ma si ha quasi la certezza della presenza della pcos.

Leggi anche "Sindrome dell'ovaio policistico (Parte3): L'Insulino-resistenza"

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